Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Ebbene, i tre indizi (tre risultati utili consecutivi con Crotone, Giugliano e Avellino) ci sono e la prova anche: questa Cavese ha tutte le qualità necessarie per ‘dare fastidio’ a tutte le concorrenti del girone C e raggiungere l’obiettivo – la conquista della permanenza in terza serie – fissato dal club a luglio.


Ovviamente tra il dire e il fare ci passa tanto. Ci sono gli avversari, ai quali in questa Serie C non mancano risorse, sia di idee sia di uomini, come la gara di ieri sera con l’Avellino lo ha dimostrato; ci sono gli episodi; c’è la condizione psico-fisica generale; ci sono gli infortuni, le squalifiche e così via.
Il risultato di una gara di calcio può essere determinato da diversi aspetti, alcuni dei quali imponderabili e, dunque, non gestibili.
La traccia lasciata da questa Cavese di inizio stagione, però, sembra rassicurare soprattutto su un punto: la squadra è consapevole del ruolo che dovrà recitare in questo torneo e pure del come dovrà recitarlo.


Anche contro i biancoverdi di Pazienza, rimaneggiati ma pur sempre infarciti di qualità, la squadra è apparsa concentrata, determinata e cattiva. 
Nella seconda parte di gara, soprattutto. Quando Di Napoli, dopo un primo tempo (troppo) guardingo, che ha visto i Lupi a menar le danze, ma in modo lento e prevedibile, ha chiesto ai suoi uomini di alzare il baricentro, avere coraggio e portare il pressing già nel primo campo, sulle fonti di gioco avversarie. Per poi passare addirittura al 4-3-3 nei dieci minuti finali, con l’ingresso di Diarrasouba al posto di Citarella, in campo a sorpresa per le non buone condizioni fisiche di Konate. 


Il gol del vantaggio segnato dal giovane Pasquale Marranzino a una manciata di secondi dal novantesimo, favorito – a onor del vero - da una furbesca trattenuta di Diarrasouba su Enrici in avvio di azione, non considerata irregolare da un direttore di gara, piuttosto permissivo durante l’intero arco della gara, è sembrato un po’ a tutti il giusto premio degli dei del pallone, per l’impegno profuso da Piana e compagni. La gioia, però, l’ha spenta qualche minuto più tardi il neo entrato Gori, che da attaccante di razza ha giustiziato di testa Boffelli da pochi passi, sfruttando al meglio l’assist col goniometro disegnato da D’Ausilio e una chiusura difensiva non proprio irreprensibile dei nostri, prima troppo lenti nel chiudere lo spazio all’esterno avversario e poi troppo larghi e in inferiorità numerica nei sedici metri.


Il primo e unico errore di una serata pressoché perfetta del reparto arretrato, guidato da un Piana a tratti sontuoso, che nei minuti conclusivi ha stretto i denti rimanendo in campo dopo un colpo subito al capo, e costretto a rinunciare in corso d’opera a Saio per noie al polpaccio.
“Abbiamo peccato di esperienza” ha detto in sala stampa Di Napoli, amareggiato per il risultato, avendo ormai assaporato il dolce sapore dei tre punti, ma non deluso dalla prestazione dei suoi uomini, sui quali potrà lavorare per migliorarne la capacità di gestione dei minuti finali, che già col Crotone, nonostante la superiorità numerica, aveva mostrato qualche limite.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 settembre 2024 alle 13:13
Autore: La Redazione
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